Storie di Natale. Il Pettirosso

“…e quando l’Uccellino-Senza-Nome vide la corona di spine sulla testa di Gesù, volle aiutarLo: con il suo piccolo becco afferrò una delle spine più grosse e si mise a tirare, tirare e ancora tirare… mettendoci tutta la forza dei suoi muscoletti, riuscì a estrarre una spina, ma una goccia di sangue macchiò le candide piume del suo pettoGesù lo guardò, gli sorrise e lo benedisse con lo sguardo.

Da quel momento, l’Uccellino ebbe un nome: Pettirosso, e tutti i suoi discendenti portano sul petto la macchia originariamente fatta dal prezioso Sangue di Gesù Crocefisso…

E ora, bambini, tutti in piedi: corriamo a controllare se Gesù è arrivato anche quest’anno e poi andiamo a salutarLo in chiesa!”.

E a quel punto, noi bambini – io, mio fratello e mia sorella – scendevamo piano dal lettone e, ben stretti a Papà, andavamo a guardare se, anche per quell’anno, Gesù era nato nel corridoio di casa nostra.

Un’asse di legno rivestita di carta verde, pelosetta, a simulare un prato, una montagna formata da carta di colori diversi, variabili dal verde scuro al marrone chiaro o decisamente scuro, una carta che oggi definirei “mimetica”, ma la montagna era davvero speciale: poggiava, almeno in parte, sulla capanna che ospitava la Sacra Famiglia e nel suo interno c’era un portalampada strettamente fasciato con carta crespata di colore rosa… la sera, con il buio, Mamma o Papà accendevano la piccola lampadina e una soffusa luce rosa illuminava Gesù, Maria, Giuseppe e i pastori che, con le loro pecore, si affollavano intorno al Neonato.
Le ombre del bue e dell’asinello, più vicini alla fonte luminosa!, si protendevano ai lati dei due Genitori, quasi ad avvolgerLi in un grande abbraccio, mentre una stella cometa argentata troneggiava sulla capanna.

Un piccolo Presepe in un angolo di corridoio, montagnole di carta di vari colori sotto un cielo di velina blu trapunta di stelle dorate, un Bambinello in atteggiamento benedicente, covato con gli occhi da una Madonna vestita d’azzurro e da un San Giuseppe in tunica marrone: un insieme forse un po’ ingenuo, ma a noi sembrava immenso, bellissimo, soprattutto quando la scena s’illuminava e, nel buio della stanza, sembrava che tutto il Mistero della Natività si raccogliesse in quel chiarore rosato.

Natale. Il presepe.

Natale. Le Storie di Papà.
…e chissà se un piccolo uccellino dalle piume del petto ancora candide come la neve era presente al momento della Nascita!

Natale e le Storie di Papà.

Già, mentre Mamma si alzava presto e partecipava alla “Messa Prima”, che all’epoca si celebrava davvero prestissimo, “prima che il sole sorga” come amava dire lei, noi bambini ci stringevamo a Papà, chiedendogli di raccontarci qualcuna delle sue Storie.

Storie e Natale d’altri tempi.

Natale – e Natali – d’un’infanzia lontana, d’un’epoca non più recuperabile, anche perché i protagonisti non ci sono più: irrimediabilmente cresciuti o “andati avanti”, passati “dall’altra parte del ponte”.

Natale senza pace, come ogni anno, da oltre duemila anni, perché gli uomini non sanno vivere in pace.

In questo periodo tra Natale e Capodanno, in queste brevi giornate invernali che le leggende definiscono “tempo fuori del tempo”, la luce del giorno sta già lasciando il posto alle ombre del crepuscolo; vicino alla candela che arde davanti al capitello dedicato a Maria, un pettirosso saltella beccando le briciole che ho messo lì per lui e per i merli che popolano in mio minuscolo giardino.

Sto ferma, immobile (il mio amico Elvio m’ha spiegato che gli uccelli “vedono” il movimento, anche alla distanza di diversi metri), e lo osservo: chissà se ricorda d’essere un discendente di quel primo Uccellino-Senza-Nome che ha cercato di alleviare il dolore di Gesù…
Pettirosso

Lascia un commento