I Bambini muoiono. Ogni giorno. Ma… quando, come e – soprattutto – perché muoiono i Bambini?
La domanda mi assilla da quasi quarant’anni.
Ricordo perfettamente il momento in cui mi posi il quesito per la prima volta.
Il televisore era sintonizzato su uno dei canali Rai: al TeleGiornale della sera, un Giornalista parlava dell’ennesimo abuso edilizio perpetrato ai danni d’una bellissima spiaggia e dell’annessa pineta mentre le immagini, rigorosamente in bianco-e-nero!, che scorrevano sullo schermo mostravano un orrendo palazzo di cemento armato, alberi tagliati e rifiuti abbandonati sul bagnasciuga.
Guardando il video e ascoltando il Giornalista, ebbi una sorta di “sdoppiamento” e rividi me stessa, bambina-bambina, seduta su un vecchio banco di scuola, uno di quelli che ancora avevano, di lato, il foro in cui infilare il calamaio. La Signora Maestra ci aveva chiesto di “fare un disegno” e, in quel momento, stava chiedendo a ciascuno di noi “cosa” stesse disegnando. Reduci da un periodo di “passeggiate istruttive” nei campi vicini alla scuola e di “letture in tema”, ciascuno di noi aveva disegnato qualcosa di inerente il paesaggio:
-Io disegno me stesso e i miei cugini nel campo di mais, mentre giochiamo a nascondino…
-Io disegno il prato davanti casa mia… è così bello!
-Io disegno quel brutto palazzone delle Case Popolari, così quando sono grande e divento ‘giometra’ lo ricostruisco per bene e ci metto gli alberi e gli scoiattoli e le fontane…
-Io disegno le farfalle sui fiori e i porcospini…
Ogni alunno aveva disegnato qualcosa di diverso, mettendoci il cuore e la propria abilità: piccoli capolavori tracciati con mano più o meno sicura e capace, con i colori sbavati o ben distribuiti, con tratti infantili o da “pittore in fieri”. Belli comunque. Bellissimi, proprio perché fatti con il cuore.
Tornata al presente e alle immagini che scorrevano sullo schermo, mi chiesi se gli autori dello scempio di turno fossero mai stati bambini, se avessero mai provato a disegnare la (un tempo) stupenda costa e la vicina pineta.
Provai a porre il quesito a Papà, ma la risposta non fu molto confortante: “Quando le persone crescono, purtroppo, spesso l’ingordigia e il desiderio di denaro distruggono i sogni e gli ideali…”.
Quindi… quando le persone diventano grandi, il Bambino che c’è in loro… muore?
La domanda rimase lì, nel cuore e nel cervello, sospesa, in un limbo di nebbia e di infantile impotenza, pronta a ripresentarsi – sempre più prepotente – ogni volta che i telegiornali trasmettevano un servizio su abusi edilizi e disastri ambientali causati dall’uomo.
Qualche anno dopo, smanettando sulla vecchia radio di casa, sentii le note d’una canzone destinata a diventare famosissima: “Il Carrozzone” del (per me) sconosciuto Renato Zero.
Solo recentemente ho letto qualcosa sulla storia di questo brano e sul significato che gli viene attribuito: il Carrozzone rappresenterebbe la Vita, chi “scende” sarebbe ogni Persona chiamata dalla Morte, portata al cimitero con i suoi vestiti migliori, il “doppio-petto blu”…
Quando ascoltai la canzone per la prima volta stavo ancora meditando sui “bambini che muoiono per lasciare il posto agli adulti” e la interpretai a modo mio: tutti i Bambini vivono in un grande Carrozzone colorato, che, come quello del circo, si sposta da una parte all’altra, inseguendo dei Sogni e portando a spasso degli Ideali purissimi.
I Bambini vivono sul Carrozzone, cercano di tradurre in realtà sogni e progetti, rimanendo coerenti con se stessi e con i loro ideali.
Sul grande Carro della Vita Vera, i bambini crescono – pur rimanendo Bambini nell’anima – e continuano a guardare alla Vita stessa con occhi puri e in serenità d’animo.
Ad un certo punto, però, per qualcuno (pochi!, pensavo all’epoca) scatta un interruttore, una molla, un “qualcosa” che lo porta a “vestire il doppio-petto blu” e a “scendere dal Carrozzone” per intraprendere una vita diversa, una vita che “passa oltre” (sopra?) gli ideali dell’Infanzia, una vita in cui il profitto personale è al primo posto.
Con il trascorrere del Tempo e degli anni, un po’ per volta, ho avuto notizia o ho assistito personalmente alla “dipartita” di tanti Compagni di Viaggio.
Il Bambino che voleva diventare “giometra” e ricostruire le Case Popolari è entrato in un traffico di speculazioni edilizie, che hanno affogato nel cemento anche l’ultimo prato della zona.
La Bambina che tanto amava gli animali è stata la prima a comprare la pelliccia, “ma quella autentica, neh… di vera pelle…”, quale simbolo del suo nuovo stato di “neo-laureata rampante”.
I Bambini che partecipavano ai cortei per “l’aria pulita” hanno avallato la costruzione d’un impianto altamente inquinante…
…chissà se sono stati Bambini anche coloro che hanno appestato la Terra dei Fuochi…
…o coloro che incendiano i boschi…
…o coloro che organizzano stragi e omicidi…
… e andando un po’ più indietro nel tempo: chissà se sono stati Bambini anche coloro che hanno “lavorato” nei Campi di Sterminio…
…o coloro che hanno partecipato alla Caccia alle Streghe in veste di “inquisitori”…
Chissà se queste Persone Cresciute hanno mai avuto un Ideale di Bambini, un Sogno che hanno calpestato in nome d’un prosaico “quieto vivere” o d’un criminale “viver comodi a qualunque costo”…
“… il Carrozzone riprende la via, facce truccate di malinconia, tempo per piangere no, non ce n’è…”
Il Carrozzone riparte nell’aria frizzante di questo anomalo quasi-novembre lasciando ancora intatta e priva di risposta l’annosa domanda: “come, quando e – soprattutto – PERCHE’ muoiono i Bambini?”
Foto di Pixabay in Pexels
Che belle parole!
Quanta verità…..
Grazie!
Sai cosa stavo pensando in questi giorni? Noi crediamo che le cose più brutte in assoluto siano il dolore e la morte. In realtà penso che la cosa davvero più brutta sia la mancanza di senso nella nostra vita. Quando siamo disposti a vivere e a morire per questo senso, sicuramente il bambino che è in ognuno di noi non muore più.
bellissimo articolo …… penso che i bambini muoiono perchè già da piccoli noi adulti non gli diamo lo spazio che meritano, non sono liberi di sognare, immaginare, scoprire…ragionare!!!! da subito sono oppressi con i nostri “valori” , obblighi…..