È già novembre, nell’immenso silenzio che mi circonda, il ghiaino scricchiola sotto le suole troppo sottili delle mie scarpette. Uno scricchiolio doloroso, che mi ricorda, comunque, che IO SONO VIVA.
Il Cimitero è avvolto nel silenzio: sono l’ultima visitatrice della giornata. Tra qualche manciata di minuti, il Custode farà il suo giro e chiuderà il grande cancello: dovrei proprio uscire…
La giornata volge al termine: la luce del giorno diventa sempre più fievole e piccole fiammelle, di veri lunimi o elettriche, punteggiano l’oscurità incipiente.
Cammino piano, ascoltando i miei passi sul sentiero tra le tombe. Un venticello freddo mi scompiglia i capelli e i vestiti: è il sussurro e il saluto di Coloro Che Furono.
Cammino guardando i nomi sulle lapidi: qua e là, vedo dei nomi noti. Parenti. Conoscenti. Qualche amico.
Mi stringo al collo la stola di eucalipto e bambù: ormai, fa proprio freddo, ma ancora non riesco a decidere di uscire.
Leggo le date di nascita: tanti anziani, qualche bambino, ma ci sono anche tanti – troppi! – miei coetanei o “quasi coetanei”.
È come se Sorella Morte si stesse avvicinando, prendendo la strada un po’ più lunga, falciando un po’ qua e un po’ là, ma arrivando a ogni “colpo” un po’ più vicina…
I miei passi echeggiano come tonfi leggeri, mentre una canzone di Davide Mugo mi risuona nella mente:
“Lo so che ci sei …
ti sento qui vicino ancor.
Ma non ti vedo e la tua voce
è un suono che non scorderò!
E se una lacrima sul viso scenderà
sarà l’Amor…
Questo silenzio è più forte
adesso che ripenso a te.
Passerà presto lo so,
non soffri più e sei con me.
Solo che mi manchi un po’,
ma, giuro, sorriderò…
Adesso no, adesso no!!!
E penso che
Ti vorrei stringere
Ti vorrei qui con me
e poter ridere…
Ciao!”
Le note del “Silenzio fuori ordinanza” risuonano nella mia mente e ripenso alle parole che l’Autore, Davide Mugo, ha scritto in fondo al video affidato a Youtube: “… sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu”.
All’imbrunire, quando già la luna cerca di far capolino oltre gli antichi cipressi, tutto sembra possibile, anche poter tornare a stringere la mano di Chi E’ Andato Avanti…
Il ghiaino scricchiola piano, mentre il vento – o Coloro Che Furono? – scandisce le ultime parole d’una poesia di Renzo Pezzani che spesso commentavo con la mia Mamma:
“Tutti abbiamo da ricordare
Qualcuno che non può tornare.”
Il Guardiano sta controllando il Cimitero dei Bambini, tra poco chiuderà il grande cancello di ferro battuto: devo risolvermi a uscire…
Nel silenzio del grande Giardino, un ultimo saluto:
Ciao, Mamma! Ciao, Adriana!
Foto di KoolShooters in Pexels
Chi viene ricordato non muore mai
Leggo l’articolo e scopro con grande piacere che le mie parole hanno lasciato un segno e rimango io stesso colpito nell’aver suscitato emozioni…
Un abbraccio.
Grazie! penso che la Tua Musica e le Tue Parole suscitino più d’un’emozione!