L’ho già detto: sono omeopata e fitoterapeuta e l’Anemone Pulsatilla è uno dei miei “aiutanti”…
Qualche settimana fa, ho pubblicato un articolo in cui parlo dell’unica piantina di Anemone pulsatilla sbocciata quest’anno nel mio minuscolo giardino: vi parlerò ora della pianta e del suo uso in Omeopatia e non-uso in Fitoterapia.
Pur conoscendo “visivamente” l’anemone Pulsatilla fin dai tempi dell’infanzia, ho iniziato a “chiamarlo per nome” solamente quando ho iniziato il mio percorso di studi in Omeopatia.
In passato, le “pulsatille” erano classificate nel genere “Anemone”, mentre ora esiste un genere Pulsatilla, nel quale si raggruppano specie diverse: Pulsatilla pratensis, P. vulgaris, P. vernalis, P. alpina…
Dal punto di vista botanico, Pulsatilla appartiene alla famiglia delle Ranuncolaceae, piante erbacee o, meno frequentemente, arbustive, tutte bellissime, coloratissime e … tutte (più o meno) tossiche!
Appartengono alla famiglia delle Ranuncolaceae anche piante quali Aconitum, Helleborus, Delphinium staphysagria, Ranunculus – assolutamente stupende e … velenose!
La tossicità di queste piante è legata alla quantità eventualmente assunta: per Aconitum napellus – soprattutto se di montagna – la dose letale per un uomo è valutata essere intorno ai 3-6 milligrammi , mentre Nigella presenta una tossicità meno marcata e, in determinati casi e sotto controllo medico, è consigliata per alcune forme allergiche.
Ma torniamo alla nostra Pulsatilla.
Nota fin dalla notte dei tempi, già Ippocrate conosceva e utilizzava la Pulsatilla, anche se – secondo qualche studioso – la pianta citata nel “Corpus hippocraticum” è in realtà l’Anemone coronaria e non l’Anemone pulsatilla .
Pulsatilla veniva usata dai medici arabi per bloccare la progressione della cataratta, mentre – diversi secoli dopo – in Prussia, la si utilizzava per prevenire la peste e per curare le febbri intermittenti: secondo valutazioni e studi posteriori, possiamo affermare che non si trattava della stessa pianta, ma – verosimilmente – di specie diverse.
Attualmente, data la sua tossicità e la possibilità di utilizzare farmaci o presidi meno pericolosi, l’uso di Pulsatilla è decisamente sconsigliato non solo come fitoterapico ma anche come integratore alimentare.
Pulsatilla pratensis, per contro, è invece molto usata dagli Omeopati, che – addirittura – la considerano un “policresto”#.
A questo punto, di solito, le persone mi chiedono: “ma, allora, per cosa si usa Pulsatilla? Per quali malattie si dà?”.
Malattie? Pulsatilla? No, non ci siamo: domanda sbagliata!
L’Omeopatia cura le persone malate, non le malattie.
In Omeopatia, quindi, esiste il “Personaggio Pulsatilla”, che io ho identificato con …
Cappuccetto Rosa.
Infatti…
In un Paese Lontano, c’era una volta una bella bambina con un caschetto di capelli biondi e grandi occhi verdi. Le piaceva il colore rosa e tutti i suoi vestiti erano rosa, di tutte le possibili tonalità del rosa: rosa cipria, rosa corallo, rosa ciclamino, rosa pesca… a un certo punto, la Mamma le aveva cucito anche un bel mantello con cappuccio di un intenso color rosa fucsia!
E proprio per questo cappuccio, che la piccola si tirava sulla testa quando usciva a passeggiare sotto la pioggia o durante le fresche giornate di primavera, gli abitanti del suo villaggio la soprannominarono Cappuccetto Rosa.
Un giorno, la piccola Cappuccetto Rosa decise di andare a trovare la Nonna, che abitava dall’altra parte del Bosco.
Preparò un cestello con tutti i cibi che piacevano a lei stessa e alla Nonna: pane, uova, formaggio, burro, dolci, panna montata, limonata, caffè e birra – questi ultimi solo per la Nonna, naturalmente! Non mise il cioccolato, che pure le piaceva tanto ma che, purtroppo!, le causava il mal di pancia.
La Mamma – preoccupata perché un Lupo era stato visto nel Bosco – raccomandò a Cappuccetto Rosa di non attraversarlo, ma di allungare un po’ la strada e di seguire il sentiero che gli girava intorno.
Cappuccetto Rosa rassicurò la Mamma, prese il cestello e si incamminò verso la casa della Nonna.
Dopo un po’, si rese conto d’avere esagerato con le provviste: il cestello era proprio pesante. Pesantissimo!
Che fare?
Il sentierino che attraversava il bosco era proprio lì, all’ombra, fresco e invitante… perché non percorrerlo, risparmiando un po’ di tempo e un po’ di fatica? Il Lupo? Ma i lupi non escono di giorno!
Dopo un attimo di incertezza, la piccola Cappuccetto Rosa lasciò il sentiero che passava vicino al bosco e prese quello più diretto, quello che attraversava il bosco.
Cammina e cammina, Cappuccetto Rosa si muoveva con passo sicuro all’ombra dei grandi alberi. Arrivata al ruscello, si fermò per bere un po’ d’acqua e rinfrescare il visetto accaldato: seduta su un sasso, ascoltava il cinguettio lontano degli uccellini, il raspio dei denti dei castori e lo zampettio degli scoiattoli. Ascoltava, insomma, il respiro del Bosco, senza rendersi conto che, tra le fronde, un Lupo la stava osservando.
Il Lupo. Un vecchio lupo astuto e paziente: aveva già notato la Bambina e, ascoltati i discorsi tra lei e la Mamma, sapeva che sarebbe andata a trovare la Nonna, una cara vecchietta dall’aspetto fragile che viveva dall’altra parte del Bosco.
Una bambina indifesa e una nonnina fragile… due bocconcini deliziosi per un Lupo affamato!
Il Lupo prese in fretta la sua decisione: avrebbe seguito la Bambina fino alla casa della Nonna, che avrebbe aperto la porta alla nipotina e a quel punto… GNAMM! Se le sarebbe mangiate tutte e due!
Quando la piccola Cappuccetto Rosa riprese la sua camminata, il Lupo – quatto quatto, bene attento a non far rumore – la seguì.
Improvvisamente, il Bosco tacque: gli uccellini si zittirono, i castori si nascosero dietro la loro diga, mentre gli scoiattoli e tutti gli altri animaletti rientrarono nelle loro tante.
La piccola non si accorse della presenza del lupo, ma lo strano silenzio del Bosco la insospettì: dov’erano finiti, tutto d’un colpo, gli uccelli cinguettanti, i castori e gli scoiattoli?
Perché non si sentiva più alcun rumore, se non quello dei suoi passi?
“Devo stare attenta – pensò Cappuccetto Rosa – qui c’è qualcosa che non mi è chiaro!”.
Arrivata dalla Nonna, tirò forte la campanella situata vicino alla porta e gridò: “Ciao, Nonna! Ti ho portato un po’ di provviste… cosa dici, prima di mangiare facciamo una partita a s-cianco* qui fuori, nel cortile?”
Tanto tempo prima, la Nonna aveva insegnato a Cappuccetto Rosa questo gioco antico e, ridendo, le aveva detto: “Mia cara, nel caso in cui ci sentissimo in pericolo, potremmo sempre usare questo nome per avvertirci l’un l’altra… per esempio, se tu mi chiedessi di giocare a s-cianco, e sai che i miei reumatismi non me lo consentono più, capirei che sei in pericolo e tirerei fuori il bastone che usavo da ragazzina per giocare con gli altri monelli…”.
E così, quando la nipotina le chiese di fare una partita a s-cianco, Nonna comprese, recuperò il bastone e aprì la porta con cautela. A quel punto, il Lupo spiccò un gran balzo verso Cappuccetto Rosa, che con una mossa di karate lo fece cadere a terra: Nonna gli assestò una solenne bastonata in testa e al povero Lupo, rintronato come non mai, non restò altro da fare che darsela a gambe levate!
“Guarda, Nonna! Quel brutto lupaccio ha rotto il fermaglio della mia collana-portafortuna!”, constatò la piccola toccando la collana di ametista e quarzo rosa che aveva al collo. “Non preoccuparti, cara – la rassicurò la Nonna – ora pranziamo e poi te la aggiusto io…”…
Già, Pulsatilla è così: dolce, simpatica ed empatica, ma… guai a pestarle i piedi!
A proposito, le parole in grassetto e in corsivo sono in qualche modo caratteristiche di Pulsatilla ricavate dalla Materia Medica e dal Repertorio Omeopatico.
*s-cianco – è in gioco antico, antichissimo. Il mio Papà me lo ha insegnato quando ero ragazzina. Per chi volesse saperne di più, cliccare QUI
#policresto – termine usato nella vecchia medicina e farmacologia per indicare una sostanza dotata di molteplici effetti curativi. Da “Enciclopedia Treccani”.
BIBLIOGRAFIA:
– François Couples, éditions Quae.
Dottoressa lei è stupenda come sempre ❤️Un abbraccio forte, buona giornata (speriamo)