Settembre 1944. stamattina, tra i Prigionieri del Campo di Concentramento serpeggia una certa agitazione: Gennaro, il Napoletano che mastica un po’ di tedesco, ha sentito due guardie parlare di loro in termini non molto lusinghieri, qualcosa tipo “vuoi che non riusciamo a scovarne neanche uno?”.
Scovarne uno? Chi? Per cosa? Che diavolo è successo ancora?
L’8 settembre 1943 ha segnato un confine, una svolta: il Re d’Italia e il Generale Badoglio sono fuggiti, lasciandosi alle spalle un Paese devastato dalla guerra, brulicante di Soldati Tedeschi, che, da amici ed alleati nel giro di 24 ore sono diventati nemici ed invasori.
L’Esercito Italiano, abbandonato dai suoi comandanti, è allo sfascio: lasciata la divisa, gli ex-soldati cercano di tornare a casa.
Tanti di loro riescono nell’impresa, muovendosi soprattutto nei boschi e spostandosi di notte, ma moltissimi vengono catturati dagli ex-alleati Tedeschi e raccolti in campi di concentramento.
Non sono “campi di sterminio” e il “trattamento” che ricevono non è quello riservato agli Ebrei e agli Zingari di Auschwitz o di Dachau, ma nemmeno loro han di che stare troppo allegri.
Sono obbligati a lavorare per l’industria bellica tedesca, il cibo è scarso e, spesso, consiste solo d’una “minestra” fatta con poche patate marce, bollite in una generosa pentola d’acqua sporca.
La Fame – nel Campo – regna sovrana.
Fanti, Alpini, Bersaglieri… Gennaro, Giuseppe, Antonio, Francesco…. tante storie, tante briciole d’un’Umanità sofferente, che la guerra ha strappato alla famiglia, al lavoro, alla serenità d’una vita modesta e tranquilla.
Tanti di loro sono riusciti a comunicare il loro nuovo indirizzo di “residenza” alle famiglie, che, nei limiti del possibile, cercano di aiutarli inviando dei pacchi di viveri e di indumenti pesanti.
Mario è uno di questi fortunati: in Italia, la moglie Carmela, oltre al lavoro necessario per sostentare se stessa e il loro figliolo e per aiutare gli altri familiari, va a “spigolare” il grano, a raccogliere – cioè – le spighe e i chicchi rimasti nei campi dopo la trebbiatura, li porta al molino per farli macinare: la farina verrà poi trasformata in piccole pagnottine di pan biscotto, leggero, adatto al trasporto e in grado di arrivare ancora mangiabile al Campo.
Mario riceve i pacchi speditigli dalla moglie – tutti tranne uno, come preciserà fino alla fine dei suoi giorni, fantasticando sulla storia del pacco smarrito, sicuramente colpito da qualche bomba durante il viaggio da Verona alla Germania – e nei pacchi, oltre ai pochi viveri inviati c’è la Speranza, con la “s” maiuscola, la speranza di vedere la fine della guerra, la speranza di ritrovare sana e salva la propria famiglia.
Mario guarda i panini che Carmela ha fatto fare al fornaio del paese, il vecchio Menegazzi, e pensa, sogna ad occhi aperti rivivendo gli anni in cui anche lui ha lavorato come fornaio.
Già, Mario sa fare il pane: conosce i segreti della panificazione e, in Italia, era “un signor Fornaio”.
Un “signor Fornaio”: è precisamente questo che cercano, oggi, i soldati tedeschi! La moglie del Comandante arriverà in visita tra un paio di giorni e le vogliono offrire dei panini croccanti, caldi di forno…
Radunati i Prigionieri sullo spiazzo al centro del Campo, subito dopo l’appello mattutino, il Comandante chiede se c’è, tra tutti, un panettiere: un po’ timoroso, il nostro Mario fa un passo in avanti, gridando “Presente!”.
Due guardie lo prendono in consegna e, portandolo nella cucina del Campo, gli spiegano – un po’ in tedesco, un po’ in italiano e tanto a gesti – la situazione: fra un paio di giorni, la Moglie del Comandante verrà in visita e la guarnigione vorrebbe offrirle del pane bianco…
Mario spalanca gli occhi: pane bianco?
Ci sono la farina, l’acqua, il forno a legna, ma… non c’è lievito!
Mario non si perde d’animo: prepara un impasto molle di farina e di acqua tiepida e… lo caccia sotto un tavolo, vicino alla stufa che ogni giorno viene usata per cucinare i pasti dei Prigionieri, e chiede a tutti di “lasciarlo riposare”.
Il miracolo si compie: nel giro di poche ore, acqua e farina iniziano a fermentare, diventando una sorta di “lievito madre”, che Mario utilizzerà per far lievitare l’impasto e produrre un’infornata di croccanti pagnottine bianche…
Il pane… inviato da Carmela, ha contribuito a salvare la vita di Mario.
Il pane… preparato da Mario ha portato un po’ di “festa” in un Campo Prigionieri…
Mario e Carmela sono due persone reali, realmente vissute: i miei zii, e reale è la loro storia, che oggi ho voluto condividere con gli Amici.
Il pane… un piccolo miracolo che si compie ogni volta che mettiamo insieme i prodotti della Terra, la Sapienza e la Saggezza dell’Uomo.
Acqua… farina… sale… lievito (quando non manca!)… pane, nutrimento per il fisico.
Pane, che entra in una delle prime Preghiere che i bimbi imparano.
Pane, che viene usato come “paragone positivo” in tanti proverbi ed in tanti modi di dire…
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