Dalla CassaPanca del Tempo. Paletuvieri, baniani, noci di Betel e… Fitoterapia

“Paletuvieri”: mangrovie, alberi acquatici; “baniani”: alberi, nulla a che fare con le banane; “noci di betel”: non vere noci, preparati con semi di palma di Betel affettati, avvolti in foglie e “conditi” con spezie diverse…

Paletuvieri, baniani, noci di Betel e baobab… e le spiegazioni più fantasiose o fantastiche sul possibile utilizzo di tali piante… ovvero: come far nascere in una ragazzina l’amore per la Fitoterapia!

Oggi, la CassaPanca del Tempo mi ha restituito un foglietto ingiallito, stropicciato e scarabocchiato, sul quale leggo le parole più sopra riportate. Sono scritte con una grafia ancora infantile, ma che riconosco come mia.
…questo foglietto di bloc-notes riporta parte della possibile risposta alle domande che spesso mi vengono rivolte:

“Quand’è che è nato il tuo amore per le erbe medicinali? Quand’è che hai iniziato a interessarti alla Fitoterapia? Perché hai voluto diventare Fitoterapeuta?”.

Fisso il foglio e, immediatamente, ricordo “quando” l’ho scritto.

Era un pomeriggio estivo, assolato, caldissimo: seduta sotto il ciliegio, leggevo le fantastiche storie uscite dalla penna e dalla mente del veronese Emilio Salgari e, non avendo a portata di mano il mio fedele dizionario, segnavo su un pezzo di carta le parole di cui non conoscevo il significato o le piante o gli oggetti che non ero in grado di identificare.

Le parole sono state scritte con due penne diverse, una biro nera (comoda da portare a spasso, utilizzabile anche sotto il “mio” ciliegio) e una stilografica blu, che usavo x “fissare” significati o spiegazioni.

Ogni tanto, lo Zingarelli non riportava il nome di qualche pianta e, a quel punto, si rendevano necessarie ricerche più approfondite e complicate, sull’enciclopedia della biblioteca. Talvolta, con un colpo di fortuna, leggendo un altro romanzo di Salgari, trovavo sulle pagine finali un piccolo “dizionario” di piante e animali citati dallo scrittore veronese nelle sue opere.

Libri.

Leggere.

Una delle mie grandi passioni.
Senza mai spostarmi dagli scalini di casa o dall’ombra del “mio” ciliegio, ho esplorato le profondità del Mare a bordo del “Nautilus”, ho navigato con Sandokan e con il Corsaro Nero, ho aiutato i “guaritori” più improbabili a preparare cataplasmi e pozioni con piante e fiori dai poteri incredibili…

Già, fin da ragazzina, leggendo di vegetali dalle virtù miracolose e del loro (più o meno reale) utilizzo, ho desiderato con tutte le mie forze di poter conoscere il mondo delle piante medicinali e di poter essere io stessa una “guaritrice” o, in termini più moderni, una “fitoterapeuta”.

Nei lunghi pomeriggi invernali, quando, dopo aver finito i compiti di scuola, sedevo vicino a lei per ricamare, la Mamma mi parlava di Don Luigi Zocca, meglio noto come “il Prete da Sprea”, e della sua abilità nel consigliare tisane, decotti o impacchi ai malati che si rivolgevano a lui.

Ricordo chiaramente il racconto della “sciatica della Nonna”

guarita da un altro Fitoterapeuta dell’epoca. Mamma sosteneva che, periodicamente, la Nonna era tormentata da un’infiammazione del nervo sciatico: dopo aver provato tutti i rimedi e i farmaci disponibili all’epoca (fine degli Anni Trenta del secolo scorso, se non ricordo male), una delle sue sorelle aveva chiamato un “guaritore”.

L’uomo, ben conosciuto come erborista e fitoterapeuta, aveva applicato al calcagno di Nonna un “barattolino di lucido da scarpe riempito di erbe” e aveva raccomandato di lasciarlo in sede per un’intera notte. Nonostante il dolore tremendo, Nonna aveva fatto quanto richiesto e, l’indomani, quando il Fitoterapeuta aveva tolto il barattolo, il calcagno presentava un’unica, enorme, vescica sottocutanea.

Secondo i racconti di Mamma e delle Zie, l’uomo aveva disinfettato sul fuoco un paio di forbici e aveva tagliato “un cerchio di pelle del diametro di circa cinque centimetri”. Dalla ferita era uscita una quantità incredibile di liquido (“sufficiente a inzuppare un’intera pila di lenzuola matrimoniali”) e, dopo qualche giorno, la cute aveva iniziato a rimarginarsi.

Da quella volta, Nonna non aveva più avuto problemi di sciatica.

Non conosco il nome del Fitoterapeuta che ha curato Nonna e il Tempo s’è portato via tutti coloro che hanno assistito al trattamento: è ben possibile che, con il passare degli anni, l’intera vicenda sia stata un po’… addomesticata, abbellita, “ritagliata su misura” per farla diventare – appunto – “leggenda”, ma… il mio interesse per le piante è nato anche da queste storie di famiglia.

Negli anni, la lettura di libri d’avventura, in cui i protagonisti si curavano da soli o venivano trattati da “guaritori esperti di erbe” non ha fatto altro che accrescere il mio interesse per questa disciplina e, al momento opportuno, ho iniziato a interessarmene in maniera sistematica e … scientifica!

Fiordalisi
Fiori di campo

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