Italia: ora Terra d’Immigrazione, ma per tanto tempo siamo stati – e in parte lo siamo ancora! – Terra d’Emigrazione.
Papà emigrò in Svizzera, nel dopo-guerra, quando in Italia era difficile trovare lavoro.
A Zurigo, entrò a far parte di un folto gruppo di altri Migranti: parecchi di loro vivevano in piccoli appartamenti (o stanze…), quasi tutti si incontravano alla Missione Cattolica, dove, oltre al supporto religioso fornito da Don Arnaldo, trovavano uno spazio dove divertirsi, cantando in compagnia, mettendo in scena operette o guardando film italiani…
Lasciata l’Italia all’età di 24 anni, Papà rientrò qualche anno dopo, sposò la fidanzata che lo stava attendendo (la mia Mamma!) e insieme ripartirono per Zurigo.
Furono anni duri, anni difficili, in un Paese con un clima molto più freddo rispetto a quello italiano, con una lingua ostica da imparare, a contatto con una cultura molto diversa dalla loro, ma questi ragazzi trovarono il modo di cavarsela.
Ancora qualche anno fa, durante le vacanze al mare, quando chiacchierava con gli Austriaci ospiti del suo stesso albergo, Papà si sentiva chiedere “di quale zona della Svizzera fosse originario”…
Prima di sposare Mamma, Papà passava tutto il tempo libero dal lavoro con gli altri “butèi”, gli altri ragazzi italiani, alcuni dei quali di San Giovanni Lupatoto, emigrati nel suo stesso periodo: mangiavano insieme e insieme trascorrevano le lunghe serate svizzere, serate in cui raramente uscivano; non uscivano… un po’ perché non c’erano grandi attrattive, ma soprattutto perché “bisognava risparmiare”, mettere da parte i soldi guadagnati per poter “mettere su casa” o attuare un qualche progetto di vita.
Toni, il cugino di Papà, se n’è andato da diversi anni, Gaetano e Carlo lo hanno seguito.
Papà li ha raggiunti la scorsa estate.
Nessuno di loro è più tra noi, ma vorrei che il loro ricordo restasse, anche sulle pagine di questo blog, oltre che nel cuore di quanti li hanno avuti come genitori.
Tra le cose di Papà ho trovato alcune poesie, scritte – penso – durante il “periodo covid”, negli ultimi anni, quindi.
La poesia che segue mi è piaciuta molto: rispecchia il carattere allegro di Papà e del suo gruppo di Amici.
La condivido con Voi.
L’Emigrante che torna in Patria
Storia vera
di Francesco Adami
Siam tornati da Zurigo
assetati che non ve digo,
vi chiediamo per piacere
su portateci da bere.
Cari amici questa sera
sentirete una storia vera:
canteremo qui all’istante
la vita nostra di emigrante.
Sulla Holdstrasse al piano quinto
c’è una stanza che è un convitto
dove spesso ci troviamo
e insieme baracchiamo.
Gaetano senza posa
va scrivendo alla morosa,
Carlo intanto si prepara
a suonare la chitarra,
mentre il Cesco è occupato
alle prese con il bucato.
Birra amara e dolce mosto
annaffiamo il pollo arrosto
cucinato senza pari
dal più anziano dei compari.
E mangiato che abbiamo
tosto allegri diventiamo
con chitarra e fantasia
diamo sfogo all’allegria.
Or che abbiamo terminata
questa nostra stornellata
su portatelo in tola
perché secca abbiam la gola.
Brinderemo tutti in coro
che sia bianco oppure moro.
Ciao, Papà!
Foto di Pixabay su Pexels.
Nonno, grazie di tutto!