“Medico, cura te stesso!” – lo sciroppo di fichi della Signora Rosetta

Sono convinta che, in molti casi, le malattie siano una sorta di “fuga”, un modo “socialmente accettabile” per sottrarsi a situazioni non più sostenibili.
Quando siamo stanchi e sotto pressione, bisognosi di un po’ di riposo, quindi, spesso “cogliamo al volo” il “virus fuggente” e ci facciamo una febbre, una sindrome parainfluenzale o una qualunque “indisposizione”, che ci consente di “staccare la spina” senza apparire pigri e svogliati agli occhi del mondo.

Càpita a tantissime persone e ben lo sanno le Mamme di adolescenti e bambini in crescita rapida che, ogni tanto, “abbassano la saracinesca” e si fanno qualche giorno di febbre, febbre che sembra non avere una causa ma che senz’altro è molto riposante!

È capitato pure a me. Ritengo d’essere una persona in perfetta salute e, come tale, di avere pochi e precisi bisogni: alimentazione sana e ben equilibrata (secondo i canoni della Bioterapia Nutrizionale), esercizio fisico (bicicletta – tempo permettendo –  palestra), un piccolo numero di ore di sonno, un certo numero di ore di riposo (lettura, sperimentazioni culinarie in cucina…).
Non prendo integratori né stimolanti per le “difese immunitarie”: sono convinta che gli anni trascorsi a contatto con le patologie più disparate mi abbiano stimolata più che a sufficienza. Dopo un inverno di corse tra mille impegni, ho avuto un paio di sollecitazioni di troppo e… bumm!, m’è scoppiata una tosse terribile, con il “pacchetto completo” che tutti i miei Bàmboli conoscono e lamentano: tosse cavernosa (mi verrebbe quasi da dire “cavernicola”, come sussurra qualcuno dei miei piccoli Pazienti), mal di testa, sensazione di ossa rotte, naso chiuso, sintomi di “mancanza d’aria” e, forse, febbre.
Dico “forse” perché io, la temperatura, non me la valuto mai: se il termometro segna <37°C, sono autorizzata a sentirmi “sanissima”, ma se la linea violetta passa il 38°C sono moralmente obbligata a considerarmi “malata”. Nel dubbio, quindi, valuto di essere a 36.9°C e…. continuo vita e lavoro come niente fosse.

O quasi.

Già, stavolta, non ho – come si suol dire – fatto i conti con l’oste, oste rappresentato in quest’occasione dalla Signora Rosetta.
Mentre arrancavo faticosamente sul marciapiede sotto lo studio, trascinando le mie onnipresenti borse (non so perché, ma io ho sempre un mucchio di cose da portare a spasso) e tossendo come una vecchia caffettiera, ho sentito una sorta di ruggito:

-Medico, cura te stesso!

…era la mia grande Amica, la Signora Rosetta, che avanzava brandendo come una spada il giornale appena acquistato. Abbiamo preso un caffè insieme e la Signora Rosetta mi ha adeguatamente rimbrottata per la mia “mancanza di attenzione nei confronti della salute della Dottoressa”. Centellinato il caffè e digeriti i rimproveri, però, la Signora Rosetta mi ha regalato qualche prezioso consiglio per la mia tosse.

A parte le applicazioni di sale caldo, di cui abbiamo parlato in passato su queste stesse pagine, mi ha raccomandato lo

SCIROPPO DI FICHI

ci servono:

-3 fichi secchi

-mezzo litro d’acqua.

Far bollire – a fuoco lento – i fichi nell’acqua, per 8 minuti circa. Lo sciroppo così ottenuto si può bere a sorsi, ad ogni attacco di tosse.

La dose, ovviamente, può essere raddoppiata!

Io, comunque, un minuto prima di togliere dal fuoco il pentolino, aggiungo anche qualche foglia di menta…

Fichi tagliati a fette

Foto di olia danilevich in Pexels.

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