Durante quello che io chiamo il mio Periodo di Transizione, in cui maturai la decisione di dedicarmi all’Omeopatia ed iniziai lo studio di questa disciplina, lavorai come medico ecografista per l’ASL 21. In quegli anni incontrai molti “tipi umani”, sia tra il personale medico e para-medico sia tra i pazienti, personaggi che mi offrirono non pochi spunti di riflessione.
Nel corso degli ultimi mesi trascorsi a Legnago, ebbi modo di lavorare con un ecografo veramente favoloso, una macchina piuttosto piccola quanto a dimensioni, essenziale nelle sue linee, un apparecchio che aveva un elevatissimo potere di risoluzione ed offriva delle prestazioni meravigliose. Guardandolo con rispetto una delle Infermiere m’aveva detto che era costato – e non stento a crederlo – quasi duecentocinquanta milioni di vecchie lire.
Una mattina, arrivò una signora di circa sessant’anni: come facevo sempre per ogni Paziente, anche a lei chiesi per quale motivo avesse bisogno di fare l’ecografia. Molto sicura di sé, mi rispose: “Perché ho problemi di prostata!”.
Prostata? In una donna??
“Guardi che deve esserci uno sbaglio….”, mormorai, guardando l’impegnativa del Medico di Base, che, ovviamente, non faceva alcun riferimento a una prostata da indagare. La signora si girò guardandomi con aria di sfida ed esclamando: “Lo hanno detto alla televisione! C’era il Professor X e ha parlato proprio dei miei sintomi. Chi pensa di essere lei per mettere in discussione quel che dice un professore con ben due lauree??!??”.
Preferii lasciar perdere ed eseguire l’esame. Alla fine, contenta di non avere trovato nulla da segnalare riguardo agli organi effettivamente presenti nell’addome della signora Maria, rassicurai la donna e, chiedendo mentalmente scusa al mio bellissimo ecografo, aggiunsi: “Mi spiace, signora. Io sono solo un povero medico dell’ASL e lavoro con un apparecchio vecchio e scadente: la prostata non riesco proprio a vedergliela. Magari, può provare a sentire un urologo….”.
L’episodio in sé, secondo me, fa sorridere, ma…non più di tanto, purtroppo!
In un’epoca di “globalizzazione”, anche la cultura e le conoscenze sono state globalizzate e, proprio per questo, banalizzate e sminuite.
L’arte di “saper discernere” e di operare dei distinguo (in qualunque mestiere, professione o campo dello scibile umano) viene oggi considerata “alla portata di tutti”, senza che ci siano, a sostegno, una seria preparazione teorica ed una pratica consolidata.
La rete di Internet consente di recuperare nel volgere di pochi istanti informazioni anche altamente specialistiche in ogni settore della letteratura, delle scienze e della tecnica, ma… quanto ci è utile tutto questo?
Teoricamente, con le spiegazioni di Internet chiunque potrebbe costruire una casa o un palazzo, ma, grazie al cielo, esistono delle norme che non rendono la cosa così semplice!
Questo “sapere in pillole” può riguardare la costruzione di un “semplice” mobile: sì, certo, la cassapanca in questione può anche riuscire carina, ma dove la mettiamo l’esperienza del falegname, che sceglie non solo il tipo di legno, ma anche la sua stagionatura, non solo il colore della vernice ma anche l’additivo ad hoc per l’uso particolare cui l’oggetto è destinato?
Da una parte, c’è una necessità sempre più sentita di informazione vera, di una preparazione culturale che riduca al minimo gli errori, sempre possibili e sempre in agguato, in ogni campo e anche tra i professionisti più seri; dall’altra, c’è una richiesta pressante di cultura “rapida”, quasi “prêt-à-porter”.
In un’epoca in cui tutto sembra correre sempre più rapidamente, se per “fare il dottore” bastasse consultare una banca-dati o orecchiare una trasmissione televisiva, a che servirebbero i cretini come me, i fessi che hanno “sprecato” sei anni della loro vita studiando Medicina sui banchi dell’università, “bruciato” quattro anni per conseguire una specializzazione e trascorso ore ed ore, per anni, a praticare l’arte medica?
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