La Biblioteca di Parigi

La Biblioteca di Parigi.

Una biblioteca a Parigi.

Ci sono biblioteche a Parigi? Sicuramente, a Parigi ci sono biblioteche.

Quante biblioteche ci sono a Parigi? Non lo so. Non ne ho la minima idea.

L’unica biblioteca parigina cui mi sia mai interessata è la Bibliothéque Nationale, e con risultati poco confortanti, visto che non sono riuscita ad avere il libro che cercavo.

Quel giorno, però, in un autogrill piazzato in un punto imprecisato sull’autostrada tra Verona e Roma, un libro ha attirato la mia attenzione: “La Biblioteca di Parigi”, appunto.

Scritto da Janet Skeslien Charles, il libro è stato pubblicato nel 2020 in tutti i Paesi del mondo – contemporaneamente – e in tutte le lingue più conosciute.

L’opera, un romanzo storico pubblicato in occasione del centenario della Biblioteca Americana di Parigi, collega due mondi apparentemente lontanissimi tra loro: la Parigi degli anni 1939-1945 e Froid, una sperduta cittadina del Montana, degli Anni Ottanta.

Il romanzo si basa su eventi storici, su persone realmente esistite e su fatti realmente accaduti: solamente Odile e Lily sono personaggi immaginari, creazioni di cui l’Autrice si serve per raccontare la storia “vera”, la storia della Biblioteca Americana negli anni della guerra, la storia del gruppo di bibliotecari che, contro tutto e contro tutti, decisero non solo di mantenere aperta la biblioteca, ma si prodigarono per raccogliere libri da inviare ai soldati al fronte.

La narrazione procede su due linee temporali: da una parte, Odile, la ragazza che lavora presso la ALP, dall’altra, l’ormai anziana signora Gustafson, la “sposa di guerra”, che affida a Lily, la ragazzina americana costretta dalla Vita a crescere troppo in fretta, il segreto che da quarant’anni si porta nel cuore e il più grande insegnamento ricevuto dai suoi amati libri: “devi trovare la tua passione”.

E Odile ha trovato la sua passione: i libri. E ciò che essi rappresentano.

La luce – “I libri sono la luce”, è infatti la scritta che campeggia sulla facciata dell’American Library a Parigi.

La cultura – quella vera – che poco ha a che fare con il grado di scolarizzazione.

La serenità – che un animo inquieto può trovare leggendo i Grandi del Passato e del Presente.

La barriera contro il buio che una guerra può portare.

Ma i libri sono anche un qualcosa da nascondere, da difendere, perché – in tempo di guerra – i templi della cultura sono i primi a essere attaccati, dal momento che “il nemico” ritiene che lì si nutra la ribellione, si fomenti la disobbedienza, si crei la rete della resistenza.

Il nemico ritiene.

E non ha nemmeno torto, perché solamente “chi sa”, chi è informato, può decidere in piena coscienza da che parte stare.

Può scegliere se denunciare il vicino di casa per una frase “anti-tedeschi” o la propria sorella per un atteggiamento “poco collaborativo”.

Può decidere se il “diverso” – perché Ebreo o Zingaro o Dissidente – merita comunque rispetto in quanto “Essere Umano”.

I libri diffondono cultura: è questo che la giovane Odile permette loro di fare, portando i volumi richiesti a casa degli utenti ebrei che non possono più frequentare la biblioteca, è questo che la giovane bibliotecaria francese fa, collaborando attivamente affinché i testi “proibiti” spariscano degli scaffali, prima che i nazisti ne facciano un rogo.

Ma i Bibliotecari dell’ALP non si limitarono, a quanto a pare, a salvare i libri dalla distruzione: ebbero anche parte attiva nel nascondere diversi dei loro utenti “indesiderabili”, attivamente ricercati per essere avviati ai Campi di concentramento.

Amo questo libro: ne ho apprezzato ogni singola parola. Dall’inizio alla fine.

Ma la frase per me più importante l’ho trovata sulla copertina, tra l’immagine della ragazza d’altri tempi e i balconi tappezzati dalle bandiere rosse con la svastica:

‘Nessuno può far tacere i libri’

Frase che riscriverei:

‘Dobbiamo far in modo che nessuno riesca a far tacere i libri’.
La Biblioteca di Parigi - copertina del libro La Biblioteca di Parigi - particolare della copertina del libro

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