Il primo Fiordaliso della stagione

Nelle scorse settimane, quando già aprile sembrava avviato a sfoderare temperature da giugno inoltrato, il primo fiordaliso della stagione è sbocciato in uno dei miei vasi, mostrando i suoi delicatissimi petali che, nei giorni successivi, hanno validamente sfidato il freddo vento del Nord portato dal colpo di coda dell’Inverno.
Fiordalisi…
Un frammento della mia (remota) infanzia, il ricordo d’un residuato bellico poi divenuto campo di grano costellato di papaveri e di… fiordalisi!
…e a questo punto… devo assolutamente fare un passo indietro, raccontando la storia dell’appezzamento di terreno in cui ho avuto la ventura d’innamorarmi dei fiordalisi.

Un pezzo di STORIA

Nel XIX secolo, a seguito della fine dell’Impero Napoleonico e della conseguente “restaurazione”, il Regno Lombardo-Veneto passò sotto il dominio austriaco, l’Impero Asburgico.
Durante le guerre risorgimentali, Verona – data la sua posizione – assunse un ruolo di enorme importanza strategica e le sue fortificazioni crebbero rapidamente.
Traa il 1815 e il 1866, poco prima della cessione del Veneto al neonato Regno d’Italia, il Genie Direktion Verona-Direzione del Genio di Verona, un organismo appartenente alle forze armate austriache dislocato nella città di Verona, fece realizzare diverse strutture fortificate, una delle quali situata a sud di Verona, tra il paese di San Giovanni Lupatoto e località Palazzina, nelle vicinanze della corte agricola Corte Garofalo : Werk Ca’ Vecchia o Werk Garofalo, meglio noto con il nome italiano Forte Ca’ Vecchia o Forte Garofalo*.

Nel 1866, Verona e il Veneto divennero parte del Regno d’Italia e il Forte Ca’ Vecchia rimase lì, quale testimone d’un’antica dominazione e, probabilmente, utilizzato in qualche modo dall’esercito italiano.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il forte venne riutilizzato dai soldati tedeschi come deposito di munizioni. Dopo il 25 aprile 1945, all’arrivo delle truppe alleate, anche i soldati tedeschi lo abbandonarono.

Adesso, però, del Forte non rimane niente: cosa ne è stato?

…e a questo punto devo affidarmi a quanto raccontatomi dai miei genitori e dalle mie zie, visto che nei documenti ufficiali cui ho avuto accesso non ho trovato notizia di cosa sia effettivamente accaduto a questa costruzione.

La Storia Tramandata

Nell’aprile del 1945, dopo l’ingresso degli alleati in paese e l’abbandono precipitoso dei soldati tedeschi, molti lupatotini decisero di recarsi al Forte per recuperare… il recuperabile.
Cibi in scatola, utensili diversi e, soprattutto, proiettili per i cannoni, proiettili o bossoli in ottone, che venivano rivenduti a peso o utilizzati in mille modi.
In un pomeriggio di domenica, le persone presenti alla funzione pomeridiana celebrata nella chiesa di San Giovanni Battista a San Giovanni Lupatoto avvertirono un boato fortissimo, un rumore terribile sentito anche in tutta la città di Verona e nelle zone limitrofe, mentre l’aria si riempiva di polvere.
Nel giro di qualche decina di minuti (non dimentichiamo che il telefono fisso era all’epoca presente in pochissime case mentre il cellulare era decisamente di là da venire!), iniziarono ad arrivare le prime notizie: c’era stata un’esplosione al Forte Ca’ Vecchia!
Il deposito delle munizioni era letteralmente saltato per aria: parte della costruzione era stata distrutta, tante delle persone lì presenti erano morte o erano state ferite. Di qualcuno, non fu possibile ritrovare nemmeno un vestito o una scarpa: i corpi furono letteralmente polverizzati.

Cosa era accaduto?

La mia Mamma, quando ne parlavamo, mi riferiva quanto raccontatole da un conoscente recatosi sul posto per cercare “qualcosa da portare a casa”: “Quando sono arrivato sul posto, il suolo era coperto di polvere da sparo e l’aria era oscurata da una fitta nebbia alzata dai piedi di quanti la calpestavano. I bossoli venivano scossi e sbattuti l’uno contro l’altro, in modo da svuotarli più velocemente… io sono stato in guerra, ma penso non serva essere stati militari per capire che una tragedia era inevitabile: non si gioca con la polvere da sparo! Ho cercato di avvertire le persone più vicine a me, ma hanno fatto spallucce e hanno continuato a sbattere allegramente i bossoli… a quel punto, ho afferrato la mano del mio fratellino e sono scappato di corsa… un’ora dopo, il deposito è esploso…”.
Quando ne parlavo con Mamma, lei scuoteva la testa: lei e due delle sue sorelle maggiori erano in chiesa, alla funzione, quando era stata avvertito il boato della deflagrazione, ma una trentina di minuti dopo avrebbero dovuto – le due più grandi – raggiungere un’amica al Forte…

Nei decenni successivi, la gente del posto ha recuperato i mattoni e tutto il materiale edilizio possibile per riciclarlo in nuove costruzioni.
Negli Anni Cinquanta, il Forte Ca’ Vecchia è stato completamente smantellato per far posto all’autostrada A4 e, più recentemente, anche alla superstrada.

I miei ricordi

Negli Anni Settanta, l’autostrada tagliava in due quanto restava del vecchio Forte: da una parte, lato San Giovanni, le costruzioni in cemento armato – dall’altra parte, lato Verona, un gigantesco scavo squadrato sede – secondo Papà – del deposito di munizioni esploso.
All’epoca, il “buco” del vecchio forte e i campi limitrofi erano meta quasi quotidiana delle scorrerie di noi bambini.
I campi coltivati a grano erano per me irresistibili: non mi stancavo mai di guardare quelli che ai miei occhi erano dei laghi d’oro punteggiati di splendidi rubini e di inimitabili lapislazzuli, papaveri rossi e fiordalisi azzurri.
I fiordalisi, in particolare, hanno sempre esercitato su di me un’attrazione particolare. Raramente li raccoglievo: sapevo che, pur sistemati in un vaso d’acqua, sarebbero durati per pochissimo tempo e preferivo rimirarmeli all’infinito mentre ondeggiavano cullati dal vento caldo di maggio.
Azzurri e delicati, eppure robustissimi, i fiordalisi erano – e sono – tra i miei fiori preferiti.
Negli anni, ho conosciuto le leggende che narrano l’origine di questo mitico fiore e, cosa molto più importante, ho imparato come servirmene, ma… questa è un’altra storia, che racconterò quanto prima.
Tornando ai “miei” fiordalisi…

Il mio presente

Qualche anno fa, lungo una strada che costeggiava un campo di grano, ho visto parecchi fiordalisi: azzurrissimi, belli, svettanti sullo sfondo delle spighe dorate… un’autentica gioia per gli occhi!

Fiordalisi…
Sul bordo d’una strada di campagna…
No, decisamente: no! Non potevo lasciarli lì!

E quindi, tornata rapidamente a casa, ho recuperato una piccola pala da giardinaggio e mi sono precipitata al campo, dove ho raccolto diverse piantine, con le loro radici e un po’ della terra in cui affondavano!
Ho trapiantato i fiordalisi in alcuni vasi, incrociando le dita e sperando nella loro sopravvivenza.
Acqua, un po’ di terra ricca e grassa, ma non troppa!, visto che queste pianticelle crescevano su una scarpata sassosa, un po’ di concime, ma senza esagerare!, e tante cure per togliere erbacce e trifoglio…

Da allora, ogni anno, a primavera inoltrata, i miei vasi sono sovrastati da una nube azzurrina, da una piccola foresta di splendidi fiordalisi!

Anche quest’anno, dopo l’inverno, confidando nei caldi raggi di sole che già scaldavano il suo calice ancora chiuso, il primo fiordaliso s’è presentato: dopo i giorni caldi, l’Inverno ha avuto un sussulto d’orgoglio e si è ripresentato, sferzando fiori, alberi, animali e umani con il suo vento freddo e facendoci rabbrividire tutti. Fiordaliso coraggioso compreso.

Ma l’Inverno non dura per sempre; non dimentichiamo che i Fiordalisi sono come le Rondini: una Rondine non fa Primavera e nemmeno un singolo Fiordaliso fa Primavera o Estate, ma dopo la prima Rondine, timida ma coraggiosa!, e dopo il primo Fiordaliso, timidissimo ma tenacissimo, arrivano tutti gli altri.

Rondini a stormi e Fiordalisi a foreste.

Carissime Amiche e carissimi Amici, che m’avete seguito fino a qui, che altro posso dirvi? La mia parola d’ordine, sicuramente:

avanti sempre, sempar verbut!

Il primo Fiordaliso

*Forte Ca’ Vecchia o Forte Garofolo/Garofalo: GAROFALO o GAROFOLO? La dicitura non è molto chiara: i testi di riferimento riportano sia Garofolo sia Garofalo…– in tedesco: Werk Ca’ Vecchia

Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Forte_C%C3%A0_Vecchia
https://www.fondazione-fioroni.it/index.php/2013-02-13-10-09-23/forte-garofalo.html

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