!Guardiamo al mondo con occhi diversi!

Ormai, non se ne può DAVVERO più.

Ieri, i giornalai esponevano le locandine della notizia più “pregnante” del giorno pubblicata dal quotidiano locale: “Rifiuti – maxistangata in arrivo con aumenti anche del 20%”.
Da qualche tempo non ascolto più i telegiornali e, giusto l’altra sera, in casa di parenti, sono scappata precipitosamente dalla stanza quando sul video acceso sono apparse le immagini delle vetrine di un negozio d’abbigliamento con i fatidici striscioni inneggianti ai SALDI e il giornalista è partito con la solita – abusatissima – tiritera su crisi-imperante/vacanze-inesistenti/risparmi/lavoro-che-non-c’è/acquisti-da-fare.

Gli incontri con le persone, purtroppo, non hanno un tono migliore…

In studio, mi sento dire: “Certo, ho un lavoro. Sono in ufficio, ma anche quest’anno ci sono problemi con l’aria condizionata: nelle stanze abbiamo ben 27° centigradi… un caldone che te lo raccomando…”
Mentre un “lavoro ancora alla casa di riposo… faccio le pulizie nelle stanze. Uno schifo di lavoro…” lo sussurra la signora in fila dietro di me alla posta. Lo mormora a trenta centimetri dal mio orecchio, dentro un cellulare, che ho l’occasione di vedere quando mi giro per rispondere al saluto d’un’altra persona: è un telofonino di ultimissima generazione, che costa quasi 500 euro.
Io non m’intendo molto di quelle che definisco “patacche elettroniche”, ma conosco il prezzo di quel particolare “coso” perché Franco, il mio Tecno-Figlio, me lo ha fatto vedere su un catalogo giusto pochi giorni prima. Questa affermazione, però, è inesatta: non è per niente vero che “non mi intendo molto di ciarpame elettronico”: non me ne intendo affatto!
Per dirla fino in fondo, io scrivo ancora con la stilografica e sono una fan di carta-penna-calamaio; obbligata ad “aggiornarmi” per motivi logistico-lavorativi, ho portato il lutto quando ho dovuto eliminare il mio Nokia-3310 del 2001, un aggeggio fantastico, che non si rompeva mai, ma la cui batteria era, purtroppo, uscita di produzione…

L’altra sera, sono stata un paio d’ore in visita ad una parente, una signora d’una certa età, che per tutto il tempo, ha parlato solamente di malanni, malattie e miserie.
Suoi e delle varie amiche: “Sì, la povera Sibilla ha avuto un altro sbalzo di pressione. È stata ricoverata: aveva 220 di massima e quasi 130 di minima. Sì, i dottori non capiscono perché passi da 100 a 220 nel giro di pochi minuti, pur prendendo tutti i farmaci prescritti… e non sono certo pochi: sua figlia ne ha contati 16. 16 prodotti, tra pastiglie e bustine, che deve prendere nell’arco della giornata….
No, quest’anno la povera Iole non viene al mare con il ‘gruppo’: ha il cuore troppo malandato. Tra palpitazioni e non so che altro, quest’anno ‘deve’ farsi un mese di montagna, anche se non troppo alta chè sennò poi è peggio…”.

Qualche tempo fa, quando la Terra era giovane e popolata dai dinosauri, nell’impeto della mia prorompente giovinezza, avrei urlato:

BASTA! FERMATE IL MONDO: VOGLIO SCENDERE!

Adesso, ho qualche capello bianco in più sulla testa (Elvio, stai zitto! I capelli bianchi portano la saggezza – dicono – ma non è il caso che tu, comunemente noto come l’Uomo dei Capelli, dica ai miei Amici quanti ne ho!) e cerco di guardare “l’altra faccia della medaglia”, di vedere anche le cose belle, gli avvenimenti positivi e le vicende “a lieto fine”, che sono ben presenti nella vita di ciascuno di noi, anche se non fanno molto rumore.

Rifiuti. Tasse e stangate.
Però, quest’anno, il Comune ci ha dato la possibilità di “stoccare l’umido a domicilio”, di fare – cioè –  il compostaggio in casa con i residui della cucina.
Io, che ho un bell’orticello sui 30 centimetri di terra che ricoprono il garage, non mi sono certo fatta scappare l’occasione e sono volata all’Ufficio Ecologia per approfittarne in pieno.
Adesso, a distanza di qualche mese, vado ogni tanto a ficcanasare nel grande contenitore di plastica grigio-verde e mi sembra di assistere ad un miracolo quando, giorno dopo giorno, vedo la massa di scorze, bucce ed erbacce ridursi progressivamente. Da mesi buttiamo i nostri residui di cucina in quel bidone, ma il volume continua a ridursi, e senza produrre puzza: un vero miracolo! Caspita, però, mi vien da pensare, se una famiglia di quattro persone riesce a produrre e “riciclare” una simile massa di materiale, quanto di più si potrebbe fare con un minimo di buona volontà e di fiducia nella “cosa pubblica” da parte di tutti noi?!??!?

Tornando alla “povera Sibilla” ed alla “povera Iole”, mi vien da pensare che, forse, non sono né tanto povere né tanto sfortunate.
Sono nate nella “parte buona del mondo”. La parte in cui le donne, al momento attuale, hanno una spettanza di vita di circa 85 anni.
La parte in cui le donne molto raramente muoiono di parto. La parte in cui la morte di un bambino al di sotto dei 5 anni non viene accettata come “qualcosa che succede spesso”. La parte in cui non si lascia morire – almeno non intenzionalmente! –  nessuno per strada solo perchè povero ed indigente. La parte in cui i farmaci essenziali per la sopravvivenza vengono comunque forniti. La parte in cui non è necessario avere un’assicurazione per farsi abbassare la pressione prima che scattino un ictus o un infarto.
La Sibilla – per quanto malata – ha dei figli e tante amiche che la tengono d’occhio e le somministrano la furosemide quando serve, mentre gli Angeli della Croce Verde o della Croce Rossa sono sempre pronti ad intervenire ed a portarla in ospedale, dove altri Angeli si danno da fare per lei. Anche per lei. Instancabilmente.
La “povera Iole”, a causa del suo cuore malandato, non può andare al mare con il gruppo degli amici pensionati, tutti simpaticissimi, sprizzanti voglia di vivere anche se un po’ acciaccati, visto che i 65-70 (o più)  Natali se li sono vissuti tutti, ma la signora Iole – quest’anno – può andare in montagna e sfuggire così al caldo afoso della Pianura Padana. E ci va per un mese intero. Iole non sta bene, e gliene rendo atto, ma – oggi come oggi – in varie parti del mondo e nella nostra stessa Italia, non tutti quelli che “stanno poco bene” possono permettersi un mese in montagna, sia pure in una pensioncina convenzionata per ospitare vecchietti…

Adesso, però, cari Amici, se avete avuto la pazienza di seguirmi fin qui, voglio raccontarvi un paio di cose decisamente POSITIVE.

Ieri, ho conosciuto un uomo fantastico, una persona davvero meravigliosa. Non gli ho chiesto il suo nome ed a malapena ho capito dove abita, ma, veramente, è un essere eccezionale.
Meglio che parta dall’inizio: quest’anno, dato il ritardo con cui il Sole si è fatto vedere dalle nostre parti, ho rimandato il momento del “lavaggio coperte”, cioè il periodo in cui – armata di pazienza e di buona volontà – porto le trapunte invernali in una lavanderia fai-da-te per approfittare delle mega-lavatrici e delle super-asciugatrici, per finire poi il lavoro esponendo i panni al sole.
Ieri, quindi, armati di cestone e di bottiglia di eco-detersivo, mio marito ed io ci siamo recati alla “laundry” più vicina a casa.
Il locale era deserto, ma in una delle lavatrici un bucato colorato girava allegramente, quasi vicino alla fine del ciclo di lavaggio. Dopo un po’, infatti, è arrivato un signore, che ha infilato i panni lavati in una delle asciugatrici; in tono pratico, ha dato a me ed a Roberto alcuni consigli su come far asciugare le trapunte e, intanto, s’è messo a piegare biancheria e magliette da lavoro.
Esaurito l’argomento “coperte”, ho guardato il borsone gigante già quasi pieno di indumenti piegati e gli ho detto: “certo che il lavoro non le manca…”. L’uomo, che chiamerò Fortunato, mi ha spiegato che quello è il “lavoro del sabato pomeriggio”: ogni settimana, infatti, porta alla lavanderia fai-da-te il suo bucato, lo lava, lo fa asciugare e, a sera, quando fa meno caldo, dà “un colpetto di ferro da stiro” alle magliette ed ai pantaloni. Il signor Fortunato, nonostante l’aria condizionata, sudava tanto e Roberto gli ha fatto notare che, magari, il sabato mattina sarebbe stato un po’ più fresco…
“Oh sì, certo, ma io lavoro anche il sabato mattina! Faccio il giardiniere ed abbiamo sempre un sacco di lavoro! Il mio titolare ha ben 9 persone che lavorano nell’azienda, ma lavoriamo tutti, e pure tanto…”.
In tono disteso, il signor Fortunato ci ha parlato delle potature “alte” (su alberi di alto fusto, cioè) che lui ed i suoi colleghi eseguono servendosi del camion e della scala, ci ha detto anche delle regole condominiali, che impediscono i lavori rumorosi prima delle ore 15, e di come loro si adeguino non usando il tagliaerba, ma raccogliendo foglie e frasche.
Le sue parole, il tono della sua voce, i suoi gesti: tutto suggeriva quanto fosse fiero del suo lavoro, fiero di appartenere a “quella azienda”, di lavorare per “quel padrone”.
Il signor Fortunato ci ha detto anche di qualche “lavoro speciale” in ville lussuose, “dotate di piscine, di campi da tennis e perfino di campi da baseball” oltre che  “di mille comodità”: senza invidia e con grande “partecipazione” ha favoleggiato di case da sogno, dove, talvolta, occorre tagliare l’erba del prato e sistemare i fiori “all’ultimo momento” perché si possa fare un servizio fotografico o perché i padroni di casa possano dare una festa “con tanta gente importante”.
Sorridente, con gli occhi che brillavano pensando al suo lavoro, il signor Fortunato ha regalato a me ed a mio marito un soffio di aria pura: abbiamo trovato qualcuno che gode di ciò che ha, che ama il proprio lavoro per quanto duro possa essere (“Siamo sempre all’aperto, d’estate e d’inverno: così ci rinforziamo e non ci ammaliamo mai!”), qualcuno che apprezza il fatto di maneggiare delle cose belle e di essere parte attiva nella loro conservazione (“Ho visto dei giardini stupendi… incredibili, con piante rare, meno male che appartengono a privati cittadini, che possono permettersi di mantenerli al meglio”), qualcuno che è fiero di se stesso, dell’azienda per cui lavora e di ciò che fa, qualcuno che rispetta i suoi colleghi e il suo datore di lavoro e ne condivide gli obiettivi….
Grazie, signor Fortunato, che trascorri il sabato pomeriggio lavando, asciugando e piegando biancheria, contento di poter usufruire di questo servizio, senza essere costretto a comprarti una lavatrice, “che in casa ci starebbe a malapena”, grazie perché esisti e contribuisci a rendere il mondo un pochino più bello ed un pochino più positivo!

Lo confesso: sono un’inguaribile romantico-nostalgica e, ogni tanto, folgorata dalle pubblicità-lampo che sembrano voler spaccare il video con la loro chiassosità di luci, colori e suoni accelerati, ripenso al Carosello della mia infanzia.
C’erano la Carmencita e il Calimero, tanto per citarne un paio, le cui “storie” duravano almeno un minuto-un minuto e mezzo: il messaggio pubblicitario c’era ed era chiaro, chiarissimo, ma era veicolato da una storiella, spesso a fondo moralistico.
La pubblicità di quegli anni rispecchiava un mondo più definito, in cui il confine tra bene e male era ben distinguibile, rispecchiava un modo di  vivere un po’ più lento e meno convulso e lasciava un po’ più di spazio all’immaginazione.
Non guardo la “tele”: vedo la pubblicità solo per caso, in palestra o a casa di altre persone e, in genere, ne sono (negativamente) affascinata, tanto è sempre più rapida e stringente (mi fa quasi sentire un groppo al petto, da “situazione pre-infartuale”, se devo esser sincera…).
Ieri, però, ho visto uno spot pubblicitario davvero bello! Pubblicizzava una nota bibita, che non posso ovviamente citare e che è decisamente poco salutare, ma il messaggio trasmesso era stupendo:

!!!GUARDIAMO IL MONDO CON OCCHI DIVERSI!!!
per ogni persona corrotta, 8.000 Persone donano il sangue
mentre si progetta una nuova arma, 1.000.000 di Mamme sta preparando una torta
per ogni coro razzista, 80.000 Italiani cantano sotto la doccia
per ogni  cattiva notizia, 100 Coppie cercano di avere un Figlio

Cari Amici, che dire ancora? Gli avvenimenti e le cose negative ci sono, e si fanno ben notare, purtroppo!
C’è chi scippa la vecchietta 90enne per rubarle 12 euro (notizia di qualche settimana fa), ma c’è anche chi – in auto, in moto o in motorino: sì, ragazzino dal Casco Nero, parlo proprio di te! – si ferma per consentire al pedone di attraversare la strada.
C’è la “giovane” 70enne che aiuta l’”anziana” vicina di casa 90enne a fare la spesa…. notizie “buone”, che, purtroppo, non fanno rumore e nessun telegiornale riporta.
La “crisi” c’è, ma sta a noi consentirle o impedirle di trasformarci tutti in orridi mostri, produttori e divoratori di cattive notizie e di disgrazie, preda delle nostre paure più profonde.
Il “male” esiste, ma sarà sempre più importante se NOI gli daremo spazio ed importanza!

!GUARDIAMO AL MONDO CON OCCHI DIVERSI!

Occhiali rosa
 

 
Foto di Dids in Pexels

Questo articolo ha un commento

  1. Monica Giacopuzzi

    Grazie Dottoressa, come sempre riesce con la sua allegra semplicità a farmi guardare le cose con occhi diversi.

    Monica

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