Dalla CassaPanca del Tempo. Lettera dal carcere

Recentemente, la CassaPanca del Tempo mi ha restituito un foglio, una lettera e una poesia scritte in un carcere brasiliano.
Quando lessi per la prima volta la lettera scritta nel 1964 dall’avvocato Francisco Juliâo alla figlia neonata, nata mentre lui era già in carcere per le sue idee, mi emozionai tantissimo: ve la propongo!

Sullo stesso foglio, e con la stessa data, è riportata una poesia dell’allora 19enne Clovis Aurélio Diedrich.

“Cugino Google” m’ha dato diverse notizie di Francisco Juliâo, ma nessuna di Clovis Aurélio Diedrich: la sua poesia è comunque stupenda, un vero inno alla vita, che mi sembra giusto ricordare e proporre.

Lettera dal carcere

“Devi solo guardarti dalla chiusura in te stessa, perché ti perderesti, come l’albero che rimane solitario nel deserto, ululando al vento, o come la conchiglia in fondo al mare che si apre solo per dare rifugio alle alghe ed espellere i rifiuti.

Ci sono uomini che vivono come questo albero e questa conchiglia; ma l’uomo è più di questo.

L’albero dà i suoi frutti alla terra affinché nascano altri alberi e i frutti si moltiplichino…

L’amore con cui ti scrivo è lo stesso che ti ha fatto nascere ed è anche lo stesso che mi ha portato in carcere.”
Francisco Juliâo – avvocato di Recife, Brasile, difensore dei contadini poveri del nord-est brasiliano. 1964, “Lettera da un carcere brasiliano”

Poesia dal carcere

Non ti attaccare a nulla,
perché nulla vale la prigione del tuo spirito.
La vita è bella e devi percorrerla
Non restare mai fermo sulla strada.
Clovis Aurélio Diedrich – “gaucho” antimilitarista e romantico. Poesia dal carcere, 1964.

Carcere

Foto di Miguel Á. Padriñán in Pexels

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