Carnevale. Con Pulcinella e Arlecchino

Carnevale.
Arlecchino e Pulcinella.
Balanzone e Colombina.
Stenterello e Gianduia.
Fracanapa e Rosaura…

Coriandoli e stelle filanti. Chiacchiere, frittelle e galani, fritole e sosole (con le due “s” dure, con in “sasso”, e l’accento sulla prima “o”), come Mamma chiamava i dolci nastriformi che insieme friggevamo a carnevale.

Carnevale.
Tra frizzi, lazzi e castagnole, è tutto un rincorrersi di bimbi mascherati.
Bimbi di oggi e di bimbi di ieri.

Il Tempo della Tristezza sembra finito, rinchiuso in un baule d’acciaio e dimenticato in un angolo oscuro del polveroso Solaio della Memoria.

Ma un pensiero in più non guasta, credo: mi servo d’una bellissima filastrocca per ricordare a me stessa e a tutti i miei cari Amici che, talvolta, bisogna fare buon viso a cattiva sorte, trasformare le disgrazie in opportunità e rendere virtù un’amara necessità!
Buon Carnevale!

CARNEVALE
Pulcinella, per strafare,
da un pittore macchiaiolo
un ritratto si fa fare.
Quello, forse, chi lo sa,
perché vuole dimostrare
la sua grande abilità,
dappertutto schizza e insozza
con i mille e più colori
di una vecchia tavolozza.
Pulcinella è disperato
perché il candido vestito
da ogni parte si è macchiato.
Poi ci pensa, fa un inchino:
“Che invenzione! Per quest’anno
mi travesto da Arlecchino!
”.

Maria Loretta Giraldo

Teatro - Arlecchino e Pulcinella

Lascia un commento