Alchechengi. Dalla CassaPanca del Tempo

Alchechengi: una fotografia spunta oggi dalla CassaPanca del Tempo. Siamo a Kiremba, in Burundi. Nel giardino della nostra casa, prospera una splendida pianta di alchechengi: il clima mite, le piogge abbondanti e il terreno argilloso, ben drenato, ne favoriscono la crescita e la fioritura a … ciclo continuo.
Gli alchechengi mi piacciono, ma Franco, il mio bambino, li adora letteralmente! Il cespuglio punteggiato di lanternine rosso-arancio sembra attirarlo come una calamita: da quando ha imparato a camminare, il piccolino sgambetta fino alla pianta e fruga tra le foglie alla ricerca delle bacche mature.
Alchechengi. Il ricordo d’un bagliore aranciato nell’eterna primavera di Kiremba.
Alchechengi. La foto d’un bimbo che, con la bocca piena di bacche, fruga tra le foglie per cercarne “ancora una”.
Alchechengi. Rosse lanternine che illuminano, ora, i miei pomeriggi autunnali.

Già, qualche anno fa, ho acquistato i semi degli alchechengi: per i primi due anni, il raccolto è stato miserello, ma quest’anno… proprio oggi ho tagliato diversi fusti carichi di calici arancioni.
Alchechengi. Lanternine cinesi. Lanternine, a causa del loro aspetto caratteristico.
Le rosse lanternine cinesi devono il nome scientifico completo – Physalis alkekengi – a Linneo, che unì il termine greco “fusallìs” – “bolla” – e “alcacange”, la francesizzazione dell’arabo al-kakang.

Alchechengi. La pianta appartiene alla famiglia delle Solanacee, famiglia che comprende anche non solo i commestibili pomodori, melanzane e patate, ma anche i velenosi stramonio, mandragola e belladonna; per quel che riguarda Physalis alkekengi: la bacca è l’unica parte della pianta commestibile.
Le bacche di alchechengi hanno un sapore acidulo, quasi agrumato, molto gradevole: erano conosciute già da Galeno, Dioscoride e Arnaldo da Villanova, che le consigliavano per la ritenzione urinaria e per la gotta.
Si consumano fresche o conservate, surgelate o essiccate.

Queste bacche contengono acido citrico, acido malico, carotenoidi (i precursori della vitamina A), glucidi, proteine, vit. B1, minerali quali potassio, ferro, magnesio, fosforo, manganese e rame e tracce di alcaloidi.

Gli alchechengi hanno proprietà diuretiche, antireumatiche, depurative e antinfiammatorie. Quando consumate fresche, le bacche di alchechengi sono ricchissime anche di vitamina C.

Fresche, vengono aggiunte alle insalate o candite con cioccolato fondente. Sono ottime anche nel risotto!
Le bacche di alchechengi sono usate anche per preparare marmellate e dolci.

Come dicevo, le bacche sono l’unica parte commestibile della pianta: tutto il resto, anche il calice arancione che costituisce la “lanternina”, contiene importanti quantità di solanina, un alcaloide glicosidico tossico.

In passato, le foglie raccolte a fine stagione (settembre-ottobre) venivano utilizzate per la preparazione di un vino diuretico. Attualmente, data la difficoltà di valutare il contenuto in solanina delle foglie, si preferisce prepararlo utilizzando le bacche.

Il consumo di bacche di alchechengi è sconsigliato in gravidanza e in allattamento e qualora si assumano farmaci diuretici.

BIBLIOGRAFIA – SITOGRAFIA:
• Dizionario on line di Greco antico
• Segreti e virtù delle piante medicinali. Selezione dal Reader’s Digest – Milano, ristampa del 1986.
• Maria Teresa Della Beffa. Erbe. Guide Compact. DeAgostini, 2012.

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